Vittoria degli studenti: il liceo Curie non trasloca

24 02 2009

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IL CURIE resta a in città. La sede distaccata dell’unico istituto superiore cittadino è salva. Il prossimo anno inoltre potranno iscriversi più di 100 nuovi alunni, grazie alla possibilità di istituire tre nuove classi per il liceo socio-psicopedagogico e due per lo scientifico. Allievi, insegnanti e genitori tirano un sospiro di sollievo. Nel giro di pochi giorni le classi in esubero potranno trasferirsi negli spazi messi a disposizione dalla media Gramsci in via Di Vittorio, e in estate cominceranno i lavori di ristrutturazione all’interno di Villa 4 per dotare la palazzina di nuovi servizi igienici: a settembre le classi previste saranno 18, cui si devono aggiungere le tre classi che saranno ospitate dalla ‘dependence’, attualmente il doppio, e le sei classi che potranno rimanere alla Gramsci per altri due anni, fino a quando non sarà pronto l’ampliamento dell’istituto in Villa 6… (segue)

Luca Pautasso

da Luna Nuova





Pangasio, chi era costui?

4 02 2009

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Il pangasio è una sorta di grosso pesce gatto che abita i fiumi dell’estremo orente, in particolare il delta del Mekong, in Vietnam. Prolifico, con una grande capacità di adattamento e una voracità degna degli esemplari della sua famiglia, ha fatto di molti fiumi dell’Asia sudorientale il suo regno. Pescato, anzi, pescatissimo dalle popolazioni locali, che si trovano a portata di lenza una consistente riserva di cibo di facile accesso e a basto costo, ha già conquistato anche gli interessi delle multinazionali occidentali delle cibarie, che lo hanno importato con successo in molti menu aziendali europei e d’Oltreoceano.

Da qualche tempo a questa parte, però, i filetti di pangasio sono entrati prepotentemente anche nel menù offerto da ristoranti, tavole calde, ma soprattutto mense aziendali, comunali e scolastiche di casa nostra. Perché il pangasio si pesca in gran quantità, dunque costa pochissimo, e la sua polpa non emana il caratteristico odore di pesce, per molti fastidioso. Anzi, non emana proprio nessun odore, né tantomeno nessun sapore. Ma le sue bizzarrie organolettiche non finiscono qui.

I valori nutrizionali della sua polpa ne fanno un vero e proprio “casus” gastronomico. Il pangasio, infatti, contiene un’alta percentuale di acidi grassi saturi, circa il 45%, mentre la quantità di Omega 3, gli acidi grassi “buoni”, essenziali al buono stato dell’organismo, sono appena il 5%. Il contenuto dei grassi in genere è comunque minimo: soltanto 2 grammi ogni 100.

In Italia, paese dove ha cominciato a far capolino solo di recente, ha dovuto superare esami di laboratorio rigorosissimi prima di poter ottenere l’autorizzazione alla vendita. Il delta del Mekong, luogo da cui proviene la maggior parte del pangasio in commercio, è infatti uno dei bacini di acqua dolce più inquinati al mondo. Tutto sommato però, le analisi hanno appurato che la polpa del pangasio è relativamente sana: la concentrazione di mercurio, metalli pesanti e pesticidi organoclorurati, nonché dei famigerati PCB, rilevata nei campioni esaminati, è bassissima, e rende pertanto questo pesce mangiabile più di due volte a settimana, ovvero la dose normalmente consigliata per un corretto consumo dei prodotti ittici. Anche la consistenza della polpa, unita alla totale assenza di lische, fanno del pangasio un pesce “amico” anche dei palati più schizzinosi.

Non è tanto una questione di salubrità in senso stretto, dunque, né di gusto. Anzi, chi sceglie di consumare pangasio in molti casi lo fa proprio perché, inodore e insapore com’è, non fa storcere il naso come invece altri tipi di pesce. I prolemi veri, semmai, si pongono quando il pangasio viene presentato e venduto come “altro”. Come pese gatto, ad esempio, come sogliola, o come platessa. Le carni bianchissime, pulite e prive di lische, e magari anche una confezione modificata “ad hoc”, potrebbero trarre in inganno sulle prime anche la massaia più smaliziata. Inutile dire che, in tal caso, si tratta di una vera e propria truffa, peresguibile penalmente a termini di legge. Una “contraffazione ittica” però molto lucrosa per il commercio, dato che il costo del pangasio, rispetto a quello dei pesci che dovrebbe “imitare”, è irrisorio.

Altro prolema, il confezionamento: il pangasio arriva in Italia congelato, in confezioni sigillate e recanti tutte le indicazioni necessarie alla corretta identificazione del contenuto. Ma non sempre le cose vanno come dovrebbero, e spesso il prodotto malconfezionato o non conservato alla temperatura consona si presenta in condizioni pesantemente alterate, inadatte alla vendita e al consumo.

Molto probabilmente, però, il fenomeno-pangasio in Italia è destinato a spegnersi con la stessa rapidità con cui è esploso. Perché i vantaggi del suo consumo, che stanno tutti eslcusivamente nella sua straordinaria economicità, non sono certo quelli in grado di suscitare appeal sul consumatore medio italiano, che magari è disposto anche ad allargare un po’ di più i cordoni della borsa, per quanto vuota possa essere in questo periodo di crisi, pur di non rinunciare alla buona cucina. E’ un po’ lo stesso principio secondo cui, nemmeno con la crisi e il costo galoppante dei prodotti a base di cereali, nessun italiano ripiegherà mai sull’economico hamburger del fast food rinunciando alla cara, in tutti i sensi, pastasciutta.

di Luca Pautasso

da InformaConsumatori





“Molto meglio la sogliola”

4 02 2009

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Pangasio sì o pangasio no? Ci sono dei rischi per la nostra salute consumando questo strano e, fino a poco tempo fa, sconosciuto pesce che ora invece spopola sempre di più nei menù delle mense aziendali e nei banchi dei surgelati di molti supermercati? Per risolvere il dilemma abbiamo chiesto un parere al professor Giorgio Calabrese, medico nutrizionista di fama, docente di alimentazione e nutrizione umana all’Università degli Studi di Torino e all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, nonché ospite di numerosi programmi televisivi dedicati al tema del mangiare sano. E abbiamo trovato in lui un acerrimo detrattore di questo pesce.

Professor Calabrese, pangasio sì o pangasio no?

Assolutamente no, io sono profondamente contrario al pangasio. Non dobbiamo dimenticare infatti che questo pesce nasce e vive nel delta del Mekong, una zona terribile, inquinatissima e assolutamente insicura

Non è tanto la sicurezza delle carni, però, a dover preoccupare il consumatore

Se i filetti di pangasio arrivano sulle nostre tavole significa che hanno superato due fasi di controllo severissime: quella disposta dall’Unione Europea e quella italiana

Ma se il pangasio è sicuro, allora perché non dovremmo mangiarlo?

L’unico vantaggio del pangasio è quello di costare molto poco a chi lo commercializza, quindi in periodi di crisi come questo è più facile da vendere. Ma anche la sogliola costa poco, così come il pesce azzurro, e allora perché dovremmo mangiare i filetti di un pesce che vive in un ambiente così malsano quando abbiamo a disposizione un prodotto molto più sicuro, più sano e nutriente, e soprattutto di qualità molto maggiore?

Non sembra davvero valere molto la pena risparmiare molto poco per mangiare molto peggio. Parola di esperto.

intervista di Luca Pautasso

da InformaConsumatori